lunedì 15 dicembre 2014

La gara:" competizione o sfida?"




Correvo con risultati discreti, prima della gara la mia mente si soffermava a esaminare le avversarie, a valutare in modo obiettivo, tempi e risultati, cercavo di fare una previsione di chi avrebbe vinto, o di chi sarebbe riuscita a terminare la gara.  Non mi interessava vincere, mi interessava il percorso, mi interessava mettere alla prova il mio fisico e soprattutto trovavo assolutamente divertente fare pronostici su me stessa.  Il giorno della gara ero solitamente tranquilla, mi mettevo seduta in disparte, guardavo la confusione della preparazione, non facevo nessun riscaldamento, anche se ero stata ripresa più volte, il riscaldamento lo avrei fatto in corsa.

6 km, osservando le 80 partecipanti, conoscendo gran parte di loro, avevo concluso che sarei arrivata tra le prima 20, non avrei potuto fare molto altro, c'erano ragazze più allenate di me ed altre mi sembravano avvantaggiate dal fisico. La gara iniziò, ero sempre lenta nelle partenze, vedevo le altre sfilare davanti a me, senza farmi prendere da impazienza correvo piano, al minimo, poi le avrei riprese magari al secondo chilometro o al terzo, 6 km non sono molti ma vanno gestiti. Dopo il primo chilometro mi sentivo proprio bene, mi avvicinavo al primo gruppetto, le sorpassai, continuai per qualche centinaio di metri poi pian piano sfilai un altro gruppo che correva composto, avevo appena sorpassato quelle che io consideravo della mia portata. Stavo andando bene ero al terzo chilometro e forse ero in 25-30 posizione, ottimo pensai. Cominciavo a sentire la stanchezza,  cercavo di focalizzare il pensiero sull'aria, sulla leggerezza, scordandomi le gambe, c'era il sole, profumo di erba, bella giornata. Al quarto chilometro, ero con le prime 15 ragazze, correvo e mi sembrava di aver l'aspetto meno stanco di loro, mi sentivo bene, bella gara, bel percorso. Inizio del 5 km, davanti a me solo 3 ragazze, avrei aspettato ancora, avevo ancora "benzina" potevo aspirare al 3 o al 2 posto, comunque guardando indietro pensai che sicuramente già potevo dire che sarei arrivata tra i primi 10.

Ero a fianco della prima alla pari, ma mentre io stavo consapevolmente rallentando, lei respirava fortemente con la bocca, e sembra averne poca di energia da impiegare. Tutto procedeva bene. La tuta blu scura con le strisce bianche mi portava fortuna.

 E poi fu un attimo, la ragazza mi spinse, io barcollai, lei non contenta mi diede un calcio alla caviglia, caddi rovinosamente al suolo, sentii un bruciore forte al ginocchio.. lo guardai, sanguinava, dei piccoli sassi si erano conficcati tra pelle e carne, erano diventati rossi, dolore lacrime, la gara per me era finita... pensai, o forse no?

Era giusto che mentre mi tenevo tra le mani il ginocchio, lei vincesse in quel modo? Era forse giusto e di esempio lasciar vincere un verme simile? questo pensai.. rimasi al suolo solo per il tempo di formulare questi pensieri. Lei non avrebbe vinto, mai! o almeno non oggi. Mi rialzai, ebbi la sensazione di non riuscire neanche a camminare, ero stata di nuovo sorpassata dal gruppo che avevo lasciato qualche minuto prima indietro. Ripresi a correre, scendevano le lacrime, ma non sentivo il dolore, sentivo il mio respiro, sentivo che le ingiustizie non devono esistere che la gente deve pagare se pensa di danneggiare volontariamente gli altri, ero arrabbiata, determinata..  Correvo, la caviglia mi lanciò segnali preoccupanti, la ignorai. La mia mente era al di là del traguardo. Recuperai, ora vedevo gli ultimi 400 o 500 metri, davanti a me, il gruppetto, c'era anche lei.. Decisi di staccare, non sapevo quanto avrei retto ancora, ma quello era il momento, vidi la striscia del traguardo.. Chiesi al mio corpo di fidarsi della mia mente, corsi gli ultimi 100 metri in modo veramente impeccabile lasciando tutti dietro. Vinsi. Pensai che aveva vinto la cosa giusta. Sul podio, il ginocchio coperto da una bella fasciatura, cominciò a tremare, un riflesso dello sforzo... e tremava la mia voce. Abbraccio, fiori, complimenti, foto.....e lei terza. 

"oggi avresti vinto, se non mi avessi buttato a terra, non ti vergogni? le vittorie vanno meritate e devono essere pulite, che vittoria volevi avere con l'inganno?"
Lei mi guardò con lo sguardo sprezzante e di sfida.. io da ragazzina passionale, le diedi uno schiaffo, e le sorrisi, completamente soddisfatta.

Questo episodio ha innescato in me l'idea che i "nemici" vanno ringraziati se riescono a tirare fuori il meglio di te a darti la carica di sovrastare qualsiasi ingiustizia, o almeno di trovare il coraggio di provarci. Ed ogni volta è stato così, ad ogni avversità profonda è sparita in me qualsiasi paura, e molto di quello che ho raggiunto è stato grazie alla cattiveria di certa gente.

Quindi vorrei ringraziare nell'ordine:

1)qualche parente
2)qualche collega
3)qualche "amica"

Sembra impossibile?

Nemici vi amo!

p.s.  dopo avervi schiaffeggiato e rimesso a posto s'intende!